Francia e Brasile sono le uniche due big sopravvissute alla catastrofe delle big della Coppa del Mondo di quest’anno. Si sa che i Mondiali riservano sempre grosse sorprese, anche se quest’anno nessun pronostico avrebbe potuto azzeccare un colpo di scena dietro l’altro come quelli visti nell’ultima settimana della competizione. Con la Spagna, il conteggio delle grandi eliminate dal Campionato del Mondo arriva a quota quattro. Nella lista a fianco dei colleghi spagnoli, caduti ai calci di rigore contro la nazionale ospitante, troviamo i nomi di Argentina, Germania e Portogallo, oltre a quello dell’Italia nemmeno qualificata.
A parte l’imprevedibilità della competizione però, le responsabilità dei numeri uno nel ranking della loro disfatta sono tante, particolarmente per quelle personalità che avrebbero dovuto portare in trionfo la propria nazionale.
Che cosa è andato storto? Cerchiamo di spiegarlo nel dettaglio qui sotto.
Spagna
Il team spagnolo è forse il più sfortunato delle quattro compagini sopra menzionate, anche se certamente ci si aspettava molto di più dalla nazionale numero 10 del ranking mondiale. Come per l’Italia del 2006, è difficle fare un collegamento tra la nazionale vista ieri in campo contro la Russia e il dream team dei Mondiali del 2010.
Ovviamente la prima delle ragioni di questo fallimento è la sostituzione in extremis di Lopetegui per Hierro come tecnico della nazionale. L’annuncio del Real Madrid di aver messo sotto contratto Lopetegui per le prossime stagioni, nonostante l’ex ct della Roja fosse legato alla federazione fino al 2020, ha spinto la federazione spagnola a prendere la clamorosa decisione di licenziare l’allenatore a 48 ore dalla sfida contro il Portogallo. La squadra, primi fra tutti Sergio Ramos e Iniesta, avrebbe cercato di convincere il presidente della federazione Rubiales di non cacciare il tecnico, senza risultato.
Indipendentemente delle difficoltà del sostituto Hierro, il team ha mostrato parecchie lacune tecnico-tattiche, a cominciare dalla difesa. De Gea, generalemente insicuro e con un goal malamente concesso a Cristiano Ronaldo, esce della competizione come il portiere con meno parate del torneo. Il rigore concesso alla Russia dall’errore di Pique e il malinteso tra Ramos e Inieista che portò il Marocco alla rete, sono il risultato di una difesa non certo ferrea, che tra qualificazione, fase a gironi e ottavi ha incassato 17 goal in 11 partite.
1.114 passaggi, record del Mondiale, anche se pochissimi realmente pericolosi, negando alla squadra la profondità neccessaria per bucare le fila nemiche. Costa, unica punta, si è reso sempre meno pericoloso di partita in partita, quasi inesistente nell’unico incontro degli ottavi.
La mancanza di un piano B ha permesso agli ospiti della competizione di tenere il gioco per ’90 minuti contro una Spagna a corto di idee e senza un leader in campo in grado di dare una scossa alla selezione. Se l’eliminazione agli ottavi non fosse arrivata, sarebbe stata di certo la Croazia ad avere la meglio il turno successivo.
Germania
Come Francia, Italia e Spagna, anche quest’anno i campioni in carica non accedono agli ottavi di finale. Erano 80 anni che i tedeschi non venivano eliminati nella fase a gironi della Coppa del Mondo e questa volta la sfortuna non c’entra. Un inizio terribile seguito da un finale ancora più disastroso: una sconfitta contro il Messico nella prima partita, seguita da una vittoria arrivata all’ultimo secondo contro la Svezia, per poi chiudere clamorosamente il girone sul 2-0 per la Corea.
L’attacco è sicuramente il peggiore dei talloni d’Achille dei campioni in carica, come dimostrano gli unici due goal della fase a gironi. La colpa non è solo delle due punte Thomas Muller e Timo Werner, completamente lasciati soli al proprio destino da un centrocampo poco creativo. Sembra impossibile che dei 28 tiri effettuati nell’ultima partita, non ne sia entrato nemmeno uno!
Scioccante è anche la prestazione del trio difensivo del Bayern Monaco – Neuer, Hummels e Boateng – distante anni luce dal muro che aveva concesso solo 4 goal nelle 10 partite di qualificazione al Mondiale. Tony Kross praticamente assente se non fosse per il capolavoro contro la Svezia su punizione che aveva regalato i tre punti alla sua squadra.
Tra i fattori in negativo, spazio anche alla politica con le controversie generate dalle foto di Ilkay Gündogan e Mesut Özil, entrambi di origine turca, con il presidente turco Erdogan che hanno contribuito a peggiorare la situazione, sia dentro che fuori dallo spogliatoio.
Per finire, l’assenza di Leroy Sane, in forze al Manchester City, aveva generato moltissime critiche in merito alla decisione del tecnico Joachim Low. Date le lacune di un centrocampo più volte esposto, la mancata presenza del 22enne in mezzo al campo e delle sue abilità di passaggio ha fatto alzare un sopracciglio a più di un giornalista sportivo.
Argentina
Quando parliamo dell’Argentina non possiamo fare a meno di cominciare da Lionel Messi, unica e sola speranza del team sudamericano che aveva dimostrato tutte le sue lacune nella fase di qualificazione nei primi 32.
Faro di punta di quella da molti considerata una delle peggiori squadre del Mondiale, Messi ha mancato totalmente all’appello in fatto di leadership. Se è vero che non si può pretendere che una sola persona possa trascinare il resto dei giocatori alla vittoria, è anche vero che il detentore di cinque Palloni d’Oro si è dimostrato ancora una volta assente nel momento del bisogno. Una pratica vista e rivista dall’argentino negli ultimi anni che, quando la sua squadra è sull’orlo del KO, sembra spingere il campione ad allontanarsi con la mente e col corpo dal campo di gioco.
Per il resto, un goal contro la Nigeria e un assist vincente contro la Francia sono gli unici segni lasciati sul campo dal numero 10, oltre a quelli in negativo come il rigore sbagliato contro l’Islanda nella partita d’apertura e la quasi totale assenza dal gioco argentino nella partita contro la Croazia.
In linea generale, al di là della mancanza del loro leader, la poca motivazione e l’impotenza nel reagire sono stati due grandi fattori che hanno accompagnato alla porta l’Argentina. La partita contro la Francia è un chiaro esempio di quello appena dichiarato, con la nazionale francese in grado di prendere in mano la situazione dopo il momentaneo e inaspettato 2-1, a differenza di quella sudamericana totalemente in balia degli eventi.
Oltre a questo, le tattiche della squadra di Sampaoli avrebbero forse dovuto coinvolgere di più il proprio capitano, lasciandogli lo spazio necessario per sfoderare il colpo di genio.
Portogallo
Come nel caso dell’Argentina, non è facile trascinare un’intera squadra alla vittoria, specialmente quando l’avversario è una delle tre potenze del Mondiale di quest’anno. Con l’Uruguay dimostratosi nettamente superiore alla rivale portoghese, anche Cristiano Ronaldo ha dovuto salutare prematuramente la competizione.
Due pareggi e una vittoria, valevoli per il passaggio del turno come seconda del girone, sono i risultati della nazionale iberica. Ancora una volta, come a Euro 2016, la compagine portoghese si era dovuta affidare al genio del pluri-Pallone d’Oro per superare una fase a gironi rivelatasi tutt’altro che semplice. 4 goal su 4 di Cristiano nelle prime due partite, di cui tre nella prima gara contro la Spagna ed uno, quello decisivo, contro il Marocco. Uno spettacolo di classe e determinazione del numero 7 che però non ha potuto fare a meno di mettere in risalto la poca concretezza dei suoi compagni. A parte le reti del capitano, la squadra è riuscita a segnare solo due goal, uno con Quaresma su azione contro l’Iran e l’altro su calcio da fermo nell’ultimo match contro l’Uruguay.
A differenza dell’Argentina però, c’è da dire che l’agonismo dell’intera squadra non è mancato all’appello e che il problema è più di natura tattica che mentale. Insomma, molte energie a disposizione ma poche idee sotto l’aspetto strategico.
Eliminazione triste ma in fondo meritata.
Scritto da Andrea Gorio